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sabato 5 marzo 2016

Storia dei gioielli: i Romani

Roma aveva inizialmente poco oro, ed essendo questa l'unica moneta valida per il commercio internazionale, potete capire che non se ne poteva utilizzare più di tanto per realizzare gioielli. C'erano addirittura delle leggi che regolavano il quantitativo di oro che si poteva usare per l'ornamento. Con l'espansione di Roma la situazione andò via via migliorando, ma la prima vera gioielleria romana iniziò ad essere prodotta nel periodo imperiale.
I Romani, fra le altre cose, furono anche abili artigiani e introdussero due nuove tecniche in oreficeria.
Una di queste è l'opus interassile, un disegno a traforo realizzato con il bulino; questa verrà sempre più perfezionata con il tempo e sarà largamente usata dai bizantini. Il bulino, per chi non lo sapesse, è uno strumento utilizzato ancora oggi dagli orafi per incidere il metallo, generalmente con la punta in acciaio.
Esempio di opus interassile

L'altra tecnica è la niellatura, che prende il nome da niello, un composto nero di zolfo, rame e argento, che veniva passato sui tratti di un incisione e fuso, affinchè fondesse nei solchi. Il superfluo veniva eliminato e il tutto lucidato. Il risultato finale era questo
Esempio di niellatura
In realtà il niello era già stato scoperto prima, ma furono i romani ad utilizzarlo per prima nella gioielleria.

Comparvero anche nuovi modelli di orecchini, come quello a palla, costituito da una semisfera decorata con pietre incastonate, o quello a candeliere, composto da una elemento centrale da cui pendevano altri tre elementi. Ne sono un esempio quelli indossati dal personaggio Lucilla nel film "Il gladiatore".
Lucilla
L'uso degli anelli poi era molto diffuso; essi valevano come segno di riconoscimento, ma anche di fidanzamento o di matrimonio.




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